La pesca del tonno rosso

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Il tonno rosso ( Thunnus Thynnus) adulto vive disperso nelle immense e nutrienti profondità oceaniche ed è in grado di percorrere lunghissime distanze ad alte velocità. La pesca del tonno rossoOgni anno, in primavera, per un richiamo naturale, migliaia di esemplari si radunano davanti alle coste europèe dell’Atlantico ed entrano in branchi nel piccolo bacino Mediterraneo, per andare a riprodursi in acque più calde. Ogni branco, nell’arco di un paio di mesi, visita tutto il bacino meridionale fino all’estremo est e depone le uova nelle zone più calde con una particolare cerimonia collettiva. Alcuni gruppi optano per là residenza fissa nelle zone più appetibili ma la maggior parte torna indietro nelle profondità oceaniche, navigando più volte vicino alla Sicilia. I nuovi nati restano nel Mediterraneo fino all’età di sette anni, poi per istinto si uniscono alle migrazioni di ritorno verso l’oceano; il ciclo continua ali’infinito, se l’uomo lo permette. Il Mediterraneo meridionale è il vivaio del tonno rosso, e il suo viaggio di nozze annuale in crociera. Un esemplare vive circa vent’anni ed è molto prolifico. Da un adulto si ricavano fino a duecento chili di carne pregiata, perciò viene definito il maiale del mare. Fino a cinquant’anni fa nel Mediterraneo si pescava solo con tradizionali tonnare fisse sotto costa, di cui la regina è quella di Favignana fondata dai Florìo come tante altre in Sicilia. Questa pesca, insieme all’industria conserviera, costituiva un’importante risorsa economica locale. Oggi, l’attività delle tonnare fisse, praticata in Sicilia sin dall’epoca dei Fenici, si è estinta, e restano gli insediamenti come monumenti storici, perché iLa pesca del tonno rosso tonni non passano più sotto costa. A prescindere da possibili cause antropiche iniziali, le rotte del tonno rosso nelle acque siciliane sono ormai intercettate dall’invasiva pesca industriate moderna, che ha decretato la fine delle tonnare fisse tradizionali siciliane, e minaccia la stessa sopravvivenza di questa specie. Oggi, la pesca del tonno rosso viene praticata con tonnare mobili, dette “volanti”, costituite da grandi, potenti e veloci imbarcazioni super – attrezzate, in grado di navigare con grande autonomia in mare aperto. Intercettano i branchi con l’uso di sonar e li catturano con una rete a circuizione detta cianciolo, azionata da potenti argani motorizzati. Hanno una capacità di pesca molto elevata. La zona più pescosa è il triangolo tra Malta, Lampedusa e Libia, nel Canale di Sicilia, dove si concentrano la maggior parte delle volanti europee. L’attività è stata regolamentata dalla Comunità Europea al fine di evitare l’estinzione della specie ma attualmente è in discussione la possibilità di includere il tonno rosso tra le specie protette a rischio di estinzione, e quindi bandirne la pesca. Dopo la cattura con la tonnara volante, il tonno viene trasferito vivo in una grande gabbia subacquea rimorchiabile, e viene venduto vivo in mare. Il tonno rosso pescato nel Canale di Sicilia dagli armatori europei viene conferito vivo agli stabilimenti maltesi, dove viene alimentato fino alla taglia richiesta e poi macellato con una particolare tecnica tradizionale giapponese, per il mercato nipponico. I giapponesi sono i principali consumatori mondiali di tonno rosso e lo mangiano crudo. Il tonno in scatola bollito, che invece conosciamo e consumiamo noi europei, siciliani compresi, è nel migliore dei casi il tonno “pinna gialla”, di qualità molto inferiore, pescato nell’Atlantico. Solo di recente abbiamo importato dal Giappone la moda esotica del Sushi, a base di tonno rosso crudo (pescato nelle nostre acque). In verità noi siciliani, come da nostra tradizione di tonnare fisse, consumiamo anche il tonno rosso fresco, cotto con nostre antiche ricette, ma soltanto nella breve stagione della “passa”. Prima proveniva dalle nostre tonnare tradizionali, oggi acquistiamo gli esemplari morti nella rete a circuizione delle volanti europee per il trauma della cattura, scartati dal mercato giapponese che compra solo il tonno vivo.

Scritto da Angelo Oliveri (Biologo marino) per la rivista POTPOURRI (Fotografia arte e cultura) trimestrale N°3 di luglio 2010
[ Fotografie di Leo Butera ]

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